Luca Ricolfi - Sinistra e popolo
il conflitto politico nell'era dei populismi
La globalizzazione - nonostante quanto sia stato detto in passato
e quanto più o meno in buona fede credesse chi la invocava - è
risultata un gioco a somma zero (in cui chi vince prende qualcosa
a chi perde), e di conseguenza comporta comunque un trasferimento
di ricchezza dai paesi sviluppati ai paesi poveri.
Rispetto al passato infatti, oggi la ricchezza risulta distribuita
più equamente tra gli Stati: il differenziale tra il reddito medio
dei cittadini dei paesi ricchi e quello dei cittadini dei paesi
poveri non è mai stato così ridotto come in questo periodo.
In poche parole la società mondiale - osservandola dalla
prospettiva del reddito medio - oggi è più "giusta" rispetto al
passato.
Eppure - noi cittadini dei paesi tradizionalmente democratici -
siamo insoddisfatti, ci sentiamo defraudati e non rappresentati da
nessuno schieramento politico tradizionale.
"Sinistra e popolo" e' un interessante saggio che offre una
spiegazione razionale a due situazioni attualissime:
- il disprezzo della sinistra italiana nei confronti dei partiti di
destra.
- il rifiuto della globalizzazione da parte delle masse occidentali
(middle class e classe operaia) ed il successo dei populismi.
La prima parte - in verità' un poco "teorica" - riconduce la
specificità tutta italiana del reciproco disprezzo tra la destra e
la sinistra ad un saggio di Bobbio, dove alla sinistra si riconoscono
valori positivi (quali l'eguaglianza) che sono negati dalla destra,
e che QUINDI si fa' carico SOLO di valori negativi.
Hayek invece di una contrapposizione "lineare" alla Bobbio, propone una
contrapposizione "triangolare" dove i 3 vertici sono: socialisti,
liberali e conservatori.
Socialisti e liberali, anche se contrapposti su un lato del
triangolo, propugnano entrambi valori positivi (libertà ed
eguaglianza) ma in proporzioni diverse.
I socialisti propendono per una maggiore eguaglianza anche se ciò
significasse minore libertà.
I liberali propendono per una maggiore libertà anche se ciò
significasse minore eguaglianza.
Mancando questa visione triangolare, in Italia la sinistra disprezza
i partiti di destra perchè ritiene di essere l'unica a difendere i
valori "giusti".
La seconda parte del libro procede con una carrellata storica.
Il periodo 1945-1975 è definito l'età dell'oro delle sinistre:
cresce il PIL e contemporaneamente crescono i consumi; questa combinazione estremamente
favorevole apre la possibilità alla realizzazione del cosiddetto
"welfare state" che culmina con l'imborghesimento della classe
operaia.
Tuttavia negli anni 1974-1975 l'età dell'oro finisce bruscamente con
una recessione del PIL determinata da 3 fattori:
- crisi fiscale dello stato: lo stato sociale è cresciuto troppo e
non risulta più sostenibile con le risorse a disposizione.
- fine del sistema dei cambi fissi (gold standard)
che ha normalizzato l'economia del dopoguerra in seguito agli
accordi di Bretton Wood: la causa sono i troppi dollari stampati dagli USA per
finanziare la guerra in Vietnam.
- crisi petrolifera: l'OPEC nel 1973 aumenta di 4 volte il prezzo del
petrolio (e diminuisce il prezzo dell'oro)
Inflazione + stagnazione (stagflaction) determinano l'aumento dei
prezzi nelle economie occidentali.
Nel frattempo i governi si trovano sotto ricatto da parte dei
sindacati (le Unions) che richiedono più wellfare per sostenere la classe operaia in gravi difficolta'.
E' la crisi del capitalismo: impossibile coniugare crescita e
consenso contemporaneamente.
Per finanziare l'aumento di wellfare richiesto dai sindacati
(necessario al consenso) si seguono allora 3 vie:
- aumento delle tasse
- deficit spending (cioè spendere facendo debiti da scaricare sulle
generazioni future)
- riduzione della percentuale degli investimenti pubblici sulla
spesa totale
E' il momento esatto del fallimento - non riconosciuto - degli
stati sovrani!
Non riconosciuto perchè anche in questo periodo viene "fatta una
magia" (che come tutti i trucchi da prestigiatore è appunto ... un
trucco!)
Il deficit pubblico aumenta di 5 volte ma il debito rimane sempre al
40% del PIL.
La spiegazione sta nel fatto che l'inflazione determina un aumento
del valore nominale del PIL, che a sua volta determina una
svalutazione del debito.
I cittadini in questa fase comprano titoli di stato (che danno un
ottimo rendimento!) ma così facendo scelgono una rendita invece di
effettuare investimenti produttivi.
Il periodo 1978-80 vede la rivoluzione in Iran con l'affermarsi di
Khomeini, e conseguente 2^ shock petrolifero: la crescita si
arresta di nuovo ed il prezzo del petrolio triplica.
Nel 1980-82 assistiamo alla seconda recessione ed alla 1^ crisi
bancaria dei paesi emergenti: il famoso "the big chill"
La disoccupazione comporta una diminuzione dei salari mentre il
deficit determina la riduzione del welfare.
Diminuiscono i prezzi.
E' il periodo in cui si affermano le destre in USA (Reagan) e UK
(Thatcher) con la loro ricetta liberista:
l'aumento dell'economia immateriale, il progresso tecnologico
determina un aumento di produttività.
La ricetta USA e UK prevede una diminuzione delle tasse insieme a
quella del welfare.
Nel 1985 si vede un risultato positivo: diminuiscono gli interessi
insieme al prezzo del petrolio, ed il PIL aumenta del 3%
A parte una breve crisi nel periodo 1988/1990 fino ad oggi i paesi
che hanno applicato questa ricetta hanno ottenuto tassi di crescita
del PIL maggiori rispetto agli altri paesi (europei).
Nel 1992 il rapporto tra reddito pro capite dei paesi sviluppati e
quello degli altri paesi raggiunge il valore massimo.
Tuttavia la spinta liberista si esaurisce: i tassi di interesse si
riducono e compaiono nuovi strumenti finanziari relativi
all'indebitamento (come LBO che permette di comprare un'azienda con
i soldi delle banche)
Aumentano i mutui per l'acquisto di case e si ha la deregulation
delle casse di risparmio.
L'aumento della propensione al rischio ha determinato il boom
immobiliare
Tuttavia dal 1985 crolla il prezzo degli immobili e questo determina
il fallimento delle casse di risparmio
Nel 1987 crolla la borsa ma tiene l'economia reale
Alla fine degli anni '80 vediamo le bolle delle borse e degli
immobili in Giappone e nei paesi del Nord Europa
Nel 1990-92 si verifica una recessione che interessa le economie
sviluppate: la prima guerra in Iraq porta il bilancio USA in deficit ed
un conseguente aumento del prezzo del petrolio.
In Europa nel frattempo è crollato nel 1989 il muro di Berlino e la Germania decide di
sobbarcarsi i costi dell'unificazione.
Nel 1992 crolla la lira: la famosa finanziaria del
governo Amato agisce con un prelievo forzoso sui conti correnti.
Dal 1992 al 2000 i tassi di crescita dei paesi in via di sviluppo
sono maggiori di quelli dei paesi sviluppati: l'indice di
diseguaglianza (reddito pro capite paesi sviluppati / reddito pro
capite paesi in via di sviluppo) si riduce clamorosamente.
Nel 2001 aumenta il prezzo del petrolio in contemporanea con il
crollo in borsa.
nel 2007/2008 inizia la grande crisi ma gia' nel 2009 solo le economie
avanzate risultano in recessione: quelle in via di sviluppo continuano a
crescere.
Il mondo non è mai stato "eguale" come oggi!
La globalizzazione.
come si diceva nell'introduzione, il mito che la circondava
pretendeva fosse un gioco a somma positiva, dove tutti gli attori si
contendono una torta che cresce: ma non è stato così.
Tremonti (Universita' di Pavia) nei primi anni '90 denunciava due situazioni che avrebbero
causato danni al paese:
- eliminazione barriere all'import
- troppa regolamentazione sul mercato UE
Infatti la possibilità di spostare facilmente i capitali fa' si che gli
impianti produttivi si localizzino dove la manodopera costi meno: in
occidente la conseguenza è la disoccupazione e la contrazione dei salari.
Invece di assistere come ci si aspetterebbe alla diminuzione dei prezzi, le regole UE fanno sì che il costo della vita rimanga
inalterato.
A questo si aggiunge l'incapacità politica di pretendere un rispetto
delle regole (brevetti e copyright) da parte dei nuovi produttori
localizzati in paesi non ancora sviluppati (un nuovo far west senza
regole).
La globalizzazione ha determinato: la libertà di movimento dei capitali,
la nascita di nuovi strumenti finanziari (edge founds, futures e
derivati) e meno controlli sulle banche.
Il WTO invece di ottenere un aumento dei commerci ha
ottenuto soprattutto un aumento della circolazione dei capitali, la
cui conseguenza diretta e' stata la rilocalizzazione dei processi
produttivi in paesi in
via di sviluppo (aumentando la differenza del know how e lo
spostamento dei capitali in questi paesi).
Fino alla crisi del 2008 tuttavia il trend ha funzionato bene: la
crescita dei paesi in via di sviluppo permetteva la produzione di beni a
basso costo che venivano esportati nelle economie occidentali, edi
profitti cosi' ottenuti erano utilizzati per finanziare i consumi delle
economie ricche: ad es la Cina
si trovava con una bilancia commerciale in avanzo e gli USA con un
disavanzo.
In pratica i paesi poveri vivevano sotto le proprie possibilità perchè
prestavano soldi ai paesi ricchi (che cosi' vivevano al di sopra delle proprie possibilita').
In questo periodo in Europa - a parte la Germania - tutti i paesi consumano più di
quanto producono.
1993-2007 è il periodo più prospero della storia (se si eccettua la crisi
del "cono sud" nel 1994-95)
La globalizzazione si è concretizzata in un trasferimento di
ricchezza dai paesi ricchi a quelli poveri.
In Italia non abbiamo modernizzato i sistemi produttivi: la
delocalizzazione degli impianti industriali ha si permesso ai
consumatori di trovare prezzi inferiori, ma contestualmente ad una
diminuzione dei salari e del reddito!
Il denaro facile (deregulation) ha comportato la diminuzione del
risparmio delle famiglie.
La forte crescita dell'economia mondiale ha determinato un aumento
dei prezzi delle materie prime che iniziano a scarseggiare.
Nel 2008 abbiamo una crisi della fiducia: gli Stati intervengono per
salvare le banche causando un aumento del deficit, dei tassi di
interesse ed in definitiva della speculazione
I Paesi sviluppati hanno ora debiti non piu' sostenibili.
Nel 2012-13 si realizza il temuto "double dip": per ora il rischio
di un "triple dip" è scongiurato da una politica lungimirante di tassi
di interesse
tenuti artificialmente bassi ("what ever it takes", il bazooka di
Draghi) che tuttavia non puo' continuare all'infinito.
Nel 2015 la politica del "quantitative easing", la riduzione del
cambio euro/$ e la diminuzione del prezzo del petrolio frenano la
ripresa.
Dopo un po' di storia economica torniamo alla crisi della sinistra ed alla sua spiegazione.
Dal 1989 (con la caduta del
muro) la sinistra si è presentata come "amica del mercato" e quindi
della globalizzazione.
Nel 2008 le aspettative suscitate nei simpatizzanti sono state
tradite da de-industrializzazione, apertura delle frontiere e
stagnazione economica.
I partiti populisti iniziano a raccogliere consensi.
La tradizione populista risale alla Russia del 1800 (il popolo e' visto come
un "unicum" di tradizioni che "possiede la sapienza").
In USA nel 1890 troviamo il People Party, in Argentina Peron negli
anni '30, Giannini ed il partito dell' "uomo qualunque" in Italia nel 1945, in Francia
Le Pen, ecc. ecc.
La società attuale non è "fredda": non c'è crescita ma c'e' una
forte
competizione tra persone molto distanti che neppure si conoscono
(ad es. tra l'operaio italiano e l'operaio cinese, tra i
commercianti su Internet localizzati ad enormi distanze, e cosi' via).
Ben un terzo della popolazione è esclusa da tutto questo!!
La sinistra si rivolge alle partite iva, a chi un lavoro ce l'ha:
deride invece gli esclusi (proprio quelli che si contendono le periferie
con i
migranti) con il "politically correct".
Il populismo ha presa su questa base per i seguenti motivi:
- insicurezza economica
- paura dello straniero
- rifiuto del politically correct
E' infatti "il terzo di sotto" che subisce la delinquenza degli
immigrati, la concorrenza nei lavori manuali: ai componenti di
questa fascia della popolazione manca la cultura per capire il
"politically correct" (che infatti deridono): la loro paura verso il
nuovo è piu' che legittima.
La sinistra non sa rispondere.
Il populismo oggi spacca sia la destra che la sinistra:
- populismo di destra: xenofobia e richiesta della chiusura delle frontiere
(mirato sulle persone)
- populismo di sinistra: bloccare la circolazione capitali e limitare
l'ingerenza dell'UE (mirato sull'economia)
Oggi non c'è più una separazione lineare destra e sinistra come
quella immaginata da Bobbio, ma uno spazio in cui la sinistra non
esiste più da tempo:
la destra conservatrice si scontra con i populisti
di destra
la destra riformista (ex sinistra) si scontra con i populisti
di sinistra
In Italia, lo stallo conseguente alle elezioni di marzo 2017 e' la conferma della correttezza di questa analisi:
i vincitori delle elezioni sono i populisti: di destra (la Lega) e di
sinistra (i 5 stelle) che hanno saputo intercettare il famoso "terzo di
sotto".
Tuttavia i programmi politici con cui si sono presentati alle elezioni
sono incompatibili e determinano l'incapacità di creare un governo in
tempi ragionevoli senza smentirsi.
Una nuova tornata elettorale non risolverebbe comunque i problemi di base.